In questi giorni, più che mai, sto riflettendo sui concetti di odio, violenza e separazione.
La Brexit (la richiesta del popolo britannico di uscire dall’UE) ha scosso gli animi, ma questa scossa non ha avuto su tutti lo stesso effetto.
C’è chi ha colto l’occasione per riflettere e chi per esternare le proprie idee.
Leggevo proprio stamattina alcuni tweet e post di facebook scritti da persone che vivono nel Regno Unito che riportavano episodi a cui avevano assistito per strada, tutti eventi che hanno seguito la vittoria del Leave.
“Torna al tuo paese”.
“Fai le valigie e vattene”.
“Che la Gran Bretagna sia di nuovo bianca”.
“Stop all’immigrazione. Diamo il via ai rimpatri”.
E così via.
Le persone ora più che mai si sentono legittimate a esprimere apertamente il loro razzismo (bentornati anni ’30 del Novecento).
Non che il razzismo implicito e nascosto sia una bella cosa, ma di certo coloro che trattano altri esseri umani così malamente, umiliandoli, quando buona parte di questi ultimi vive nel Regno Unito da 5, 10, 20 anni e contribuisce al benessere dello stato e dei suoi cittadini offrendo servizi e pagando le tasse… beh, coloro che si comportano così dovrebbero essere puniti.
Ciò che è ancora più spaventoso e pericoloso è che il razzismo che in questi giorni alcuni britannici stanno esternando è presente ovunque, e ne abbiamo prova ascoltando i vari Le Pen e i vari Salvini e il loro seguito.
(Il “Non sono razzista ma…” non regge più)
E mi chiedo: è possibile che non riusciamo a renderci conto che è solo una guerra tra poveri?
Possibile che non ci accorgiamo che il tentativo di metterci gli uni contro gli altri, i “cittadini” contro gli immigrati, i bianchi contro i neri, “noi” contro “voi”, è sempre stato e tuttora è solo un diversivo per distogliere la nostra attenzione dal fatto che ci sono pochi, ai vertici, che decidono delle nostre vite?
Più siamo distratti, più siamo deboli, meno forze abbiamo per renderci conto di chi, realmente, dovrebbe essere l’obiettivo della nostra lotta. E più potere e controllo acquisiscono loro. E meno liberi e più schiavi diventiamo noi.
Possibile che non ci accorgiamo di tutto questo?
Io ho deciso di lottare per ciò che veramente conta, con il mio impegno sociale e ambientale, con il creare comunità, con l’incontro con l’altro, con la condivisione di idee, con il confronto nel rispetto, con l’elevazione dell’energia e della coscienza.
Perché, in ultima analisi, alla guerra voglio rispondere con l’Amore.
E allora vi lascio con un canto, una preghiera all’Amore.
Che il nostro cuore riconosca e si apra all’Amore.
Che le nostre parole siano un inno all’Amore.
Che le nostre menti risplendano nell’Amore.
Che le nostre vite siano esempio di Amore.
Eleonora,
la tua #earthandsoulwanderer