Quello dell’attaccamento è un problema reale, ed estremamente diffuso.
Quante relazioni si trascinano nel tempo, a volte anche per tutta la vita, come pesi morti, come scheletri che non hanno più nemmeno un briciolo di vitalità!
Non è certo amore, quello.
Forse è affetto, forse è attrazione, quasi sempre è attaccamento, ma non è certo amore.
C’è da dire che la responsabilità non è tutta nostra quando ci sforziamo di portare avanti relazioni ormai spente.
Nessuno ci insegna cosa sia davvero l’amore, né cosa significhi essere in una relazione sana e salutare;
nessuno ci guida nel riconoscere e comprendere sentimenti ed emozioni – in questa società iperrazionale si reputa più importante studiare le disequazioni di secondo grado (per chiarezza, a me è sempre piaciuta molto la matematica) che scoprire e ri-conoscere quello che si muove dentro di noi e che ci influenza e modella ogni giorno della nostra vita.
Nessuno ci insegna a stare sol* con noi stess*.
L’attaccamento, in fondo, non è altro che una faccia della medaglia: dall’altra parte c’è la paura della solitudine.
Perché a stare da sol* si è costrett* a fare i conti con se stess* e con le proprie ombre, e anche con tutte le emozioni che abbiamo represso e che ora stanno marcendo da qualche parte dentro di noi.
Ci insegnano che l’emotività è debolezza, che la vulnerabilità è debolezza, che la sensibilità è debolezza.
Ci insegnano che reprimere le emozioni per essere sempre al massimo è forza, che indossare ogni giorno maschera e armatura per sfidare il mondo è forza, che mostrare indifferenza (e aggressività e cattiveria) è forza.
E poi finiamo a cuore chiuso, impossibilitat* a provare emozioni forti – il dolore si attutisce ma con lui anche la gioia, la passione, la felicità.
Ogni emozione viene filtrata e diluita, ci sentiamo apatic*, non sappiamo più cos’è che ci fa sentire davvero viv*.
E così andiamo avanti, dentro relazioni morte, dentro vite spente.
Solo perché abbiamo paura di rimanere sol* con noi stess*, (nessuno ci ha insegnato come si fa e quanto è importante – e se non scegli di stare con te, prima o poi, la vita ti ci costringe e allora il marcio da spurgare potrebbe essere così tanto da sembrare soffocante.)
Fermati, respira e guarda dentro te e dentro la tua vita.
C’è attaccamento nelle tue relazioni?
Quando è stata l’ultima volta in cui sei stat* sol* con te stess*?
Le risposte a queste domande possono fare molta, moltissima paura – lo so.
Ma la scelta tra il guardarti dentro e il non farlo è anche la scelta tra il vivere pienamente la vita – con entusiasmo, sogni e passione – e il non farlo.
Tu cosa scegli?
Racconta, ti ascolto.
Eleonora