Questa mattina, dopo aver preso consapevolezza per l’ennesima volta del troppo tempo che passo regolarmente con il cellulare in mano, ho deciso che è arrivato davvero il momento di cambiare.
Le ore, i minuti, la vita: troppo preziosi per perderli senza consapevolezza.
Così ho staccato internet, ho messo giù il telefono e mi sono messa a fare ciò che dovevo fare.
Seduta sul letto, ho sollevato la testa e mi ha colpito la visione di fasci di luce che entravano dalla finestra della cucina: assomigliavano a quelli che ho sempre chiamato “raggi di Dio”, quei raggi di Sole che attraversano le nuvole per riversarsi sulla Terra, macchiandola di luce qua e là.
Non mi ero mai accorta che a quell’ora la luce entrasse dalla finestra in maniera tanto perfetta: poetica, bella, tangibile.
Ancora una volta è stata Natura a risvegliarmi al Sacro.
È stata la danza di Luce ed Oscurità a scuotere quel mio cuore di bambina curiosa ed entusiasta che troppo spesso si addormenta.
Ho pensato a quante cose mi perdo (ci perdiamo) con la testa sempre china su quei parallelepipedi tecnologici che, sì, ci hanno regalato molto e mi permettono di portare il mio lavoro anche a chi è lontano da me fisicamente, ma che hanno alterato (sembra in maniera inesorabile) il nostro modo di sperimentare il mondo, di comunicare e di relazionarci.
Non voglio fare una guerra agli smartphone e ai social, sarebbe incoerente da parte mia.
Ma sono stati lo spunto di riflessione per ricondurmi a me.
Così oggi ho scelto di essere maggiormente presente alla realtà che mi circonda e di scegliere con consapevolezza i miei passi (e il mio accesso al cellulare).
Sono uscita e, nel guidare verso il mio paese natale, la luce, i colori, l’aria, la temperatura, i suoni, tutto mi ha riportata a un momento felice.
E mi sono sentita davvero felice e leggera, come non mi sentivo da tanto.
Senza ansia per qualche momento: quanto basta per ricordare ciò che è importante.
Quanto spesso ci fermiamo a riconoscere il Bello e il Sacro nelle nostre giornate?
Quanto spesso ci concediamo sufficiente tempo nel “non far niente” per poter accedere a quello stato di presenza necessario per ricordare ciò che conta davvero?
Creare spazi e momenti sacri nella vita quotidiana diventa, per me, un imperativo, imprescindibile ai fini di una vita vissuta con Presenza e nella Pienezza.
Basta poco: una candela accesa, un profumo, qualche momento con il Sole in faccia (o con la pioggia, o con il vento).
Piccoli gesti che, ripetuti nel tempo, ci aprono a riconoscere il Sacro nella spontaneità dell’esistenza.
Ogni tanto me ne dimentico, esco dai binari che mi hanno condotta dove sono e perdo, temporaneamente, il senso di ogni cosa.
Ma la spontaneità della sacralità della Natura non fallisce mai nel riportarmi a me – anche se devo riconoscere la mia partecipazione alla co-creazione del momento di rivelazione di questa mattina: due giorni fa ho creato, dopo tanto, il mio piccolo altare casalingo e, non appena lo guardo, trovo pace e presenza.
Quindi stamattina ero pronta, pronta a ricevere, pronta a risvegliarmi.

L’importanza dello Spazio Sacro è tale da essere anche il primo elemento del percorso di ROOTED – pratiche di ri-connessione: la prima settimana si apre proprio con dei suggerimenti su come creare il proprio spazio sacro, come contenitore protetto per tutte le pratiche che seguiranno (ho scritto anche un blogpost al riguardo).
La seconda edizione (l’ultima per il 2019) inizia il 28 ottobre e le porte di questo secondo Cerchio chiudono il 27: scopri tutte le informazioni e leggi cosa pensano di ROOTED le donne che hanno già percorso questo cammino.
Ti auguro occhi aperti al Sacro e alla Bellezza,
