Quattro anni fa, oggi, mi trovavo a Parigi, quarta tappa di un viaggio che è stato life-changing – mi ha davvero cambiato la vita.

 

A ottobre 2013 mi sono laureata: il giorno della laurea è stato magnifico, ma dopo sono sprofondata nell’abisso noto come “Cosa me ne faccio della mia vita, ora?”. Sapevo di non voler continuare il percorso accademico, non perché non volessi più studiare (lo faccio tuttora ogni giorno), ma perché ero arrivata a rifiutare il sistema educativo e non volevo più farne parte.

Questa, però, era la mia unica certezza.

Ho passato nell’abisso i tre o quattro mesi successivi, fino a che non ho deciso che avevo bisogno di partire per schiarirmi le idee; solo lasciare ciò che mi era familiare e comodo avrebbe potuto farmi capire come andare avanti, pensavo. Con il senno di poi, so che avevo perfettamente ragione.

 

Bene, decisione presa: parto, e lo faccio da sola. Sì, ma per andare dove, a fare cosa, e per quanto tempo?
La risposta all’ultima domanda era facile da trovare: almeno un mese.
Ho iniziato allora a cercare opportunità di scambio alloggio-lavoro (tramite siti come HelpX e WWOOF) perché mi sembrava il modo migliore per viaggiare e spendere poco, visto il mio budget limitato. Ho trovato una bella offerta che mi avrebbe permesso di passare un mese in Inghilterra e stavo per inviare l’application quando… “Mmm, forse andare in un luogo solo non è quello che fa per me ora, forse ho bisogno di vedere più angoli di mondo”.

Long story short, ho abbandonato il progetto iniziale e ho deciso di approfittarne per fare un bel giro per l’Europa occidentale, vedere parti nuove di questo magico pianeta e al contempo (ri)trovare amici vecchi e nuovi.

 

Un mese di organizzazione e l’itinerario era pronto:
40 giorni, 10 città e qualche paesello, ogni mezzo di trasporto possibile… e aria di libertà
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viaggi low-budget

 

Il treno mi ha portato alla prima tappa, e così il viaggio è ufficialmente iniziato a Milano il 17 marzo 2014.

Il giorno dopo ho preso il volo per Edimburgo, città che avevo già avuto il piacere di visitare anni prima, e della quale mi sono perdutamente innamorata dopo aver vagato per una settimana per le sue strade, aver incontrato vecchi amici e averne conosciuti di nuovi. Ho rischiato di volare letteralmente via per il vento su Arthur’s Seat (uno dei sette colli di Edimburgo), mi sono goduta l’atmosfera dei caffè (che amo!) e ho passato serate a cantare e suonare. Un sogno.

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Poi un nuovo volo, ed eccomi a Cork, la mia seconda casa, la città che mi ha ospitata per nove mesi durante l’Erasmus e che è stato emozionante e strano ritrovare, dopo un anno. Sono tornata nei “miei” posti, ho trovato la pista ciclabile che prima non c’era e ho passeggiato intorno al Lough, come ai vecchi tempi.

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Pochi giorni, ed è arrivato il tempo di volare via: sono atterrata a Parigi, dove ho raggiunto un’amica che viveva lì da un po’, e ho preparato la mente a passare dall’inglese al francese – anche perché sarei rimasta in Francia per una ventina di giorni.
Parigi è stata un sogno divenuto realtà (e infatti ci sono tornata lo scorso dicembre): ho mangiato innumerevoli crêpes e pain-au-chocolat, mi sono persa al Louvre, ho fatto due chiacchiere con un signore anziano in dei Jardins du Luxembourg stranamente deserti, ho fatto una foto con (il poster di) Amélie al Café Des Deux Moulins a Montmartre, mi sono immaginata con un bel vestito alla corte di Maria Antonietta a Versailles, mi sono emozionata dentro Notre Dame per il Sacro che mi ha travolta.

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Ma Parigi è anche una città molto stancante; quando ho preso il treno per Avignone e mi sono resa conto di non essere nemmeno a metà del percorso, ho deciso di rallentare e di affrontare con calma il resto del viaggio (e ho deciso anche che, per quanto li ami, non avrei più visitato un museo nelle settimane successive).

Non conoscevo nessuno che vivesse ad Avignone e mi sono affidata a Couchsurfing – se si viaggia in solitaria è facile trovare qualcuno che ci ospiti per qualche giorno. Una volta arrivata, ho scoperto che il mio host era un membro molto attivo della community di Couchsurfing ad Avignone e grazie a lui ho conosciuto molte belle persone, ho fatto un giro nel battello per andare a prendere il sole sull’Ile de la Barthelasse e con la fantasia sono tornata indietro nel tempo all’epoca dell’Avignone dei Papi.

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Da qui in poi il viaggio è entrato nella fase “Ciao ciao comfort zone” – non che fino a qui fossi sempre stata a mio agio, ma, essendo abituata a organizzare i viaggi nei minimi dettagli, scegliere di muovermi con quello che allora si chiamava Covoiturage (e che oggi si è adeguato al nome standard di BlaBlaCar) ha implicato una flessibilità a cui non ero solita, ma che ho scelto per mettermi alla prova. Che incontri incredibili ho fatto per questo!

Trovato il passaggio, ho lasciato Avignone per raggiungere Montpellier, dove ho incontrato una splendida amica che mi ha portato in luoghi molto belli nei dintorni della città.

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Grazie a un altro passaggio, ho poi raggiunto Tolosa, dove ho incontrato un’altra amica e insieme abbiamo fatto una gita a Carcassonne, che era un altro dei miei sogni e che doveva per forza far parte dell’itinerario. Andate e tornate con Covoiturage, ci siamo immerse nell’Occitanie dei Catari, nella magia che permeava la Francia medievale, nell’eresia che mi ha sempre affascinata, tra torri e merli.

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Il giorno successivo, dopo essermi innamorata di uno dei mercati che hanno luogo la domenica mattina in ogni quartiere di Tolosa (e questo era pieno di cibo, hippy e giocolieri), ho approfittato di un altro passaggio e ho raggiunto Barcellona.
Sì! La mia prima volta in Spagna! Ok, è arrivato il tempo di preparare la mente allo shift francese→spagnolo. Pronta!
E che dire, di Barcellona ci si innamora senza via di scampo: ospitata per qualche giorno da un’amica e per qualche altro giorno da un couchsurfer, ho girato quasi tutta la città in bicicletta, mi sono bruciata al sole de la Barceloneta, ho annusato tutte le piante del Parc Güell e ho imparato un po’ di catalano.

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Questa volta è toccato a un autobus portarmi nelle campagne dell’Aragona, in quell’angolo che confina con la Catalogna e la Comunità Valenciana. Lì ho passato la Pasqua con la famiglia di un’amica, insieme a lei ho fatto il bagno nuda nel fiume, e ho anche aiutato i suoi genitori a raccogliere il miele (ho riportato a casa un barattolo di fantastico miele di rosmarino).

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Siamo andate poi a Zaragoza, dove lei vive: mi ha fatto conoscere la città, ma senza dubbio l’esperienza più bella è stato il trek che abbiamo fatto sul Prepirineo, tra roccia, acqua e uccelli maestosi.

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Zaragoza è stata l’ultima tappa: il 25 aprile sono tornata a casa.

 

Tra un momento nostalgia e l’altro, una volta tornata ho provato a fare i conti: in 40 giorni di viaggio ho speso circa 900€ – e avrei potuto spendere meno se fossi stata un po’ più attenta.

 

Come ho fatto?

La prima cosa fondamentale per i viaggi low-budget è risparmiare sull’alloggio: puoi farlo facendoti ospitare da amici, trovando host su Couchsurfing o, se non riesci a dormire gratuitamente da qualche parte, scegliendo comunque l’opzione più economica.

Poi è importante risparmiare sui trasporti: comprare con il giusto anticipo e nei momenti giusti i biglietti dell’aereo e del treno, scegliere i mezzi di trasporto migliori considerando il rapporto prezzo-tempo, spostarti a piedi invece che con i mezzi quando è possibile, viaggiare con un bagaglio leggero (necessario anche per la comodità negli spostamenti).

Passiamo al cibo. Ci sono varie modalità per risparmiare: se sei ospite di qualcuno puoi proporre di mangiare insieme e lavare i piatti in cambio della cena o dividere le spese del pasto; in ogni occasione (salvo quando ti viene offerto il pranzo 😉) preferisci il supermercato ai ristoranti e ricorda che in alcuni supermercati, poco prima della chiusura, vengono venduti i prodotti in scadenza a prezzo ridotto – approfittane!

Puoi anche risparmiare scegliendo le mete più economiche.

 

Tuttavia, c’è un unico ingrediente fondamentale per i viaggi low-budget: la capacità di adattamento.

Perché per risparmiare sull’alloggio potresti essere costrett* a dormire sul pavimento, o in ambienti sporchi, o accanto a persone che russano e parlano nel sonno.

Per risparmiare sui trasporti potresti ritrovarti a viaggiare su mezzi di fortuna o a orari improbabili, o a dover aspettare ore e ore in aeroporto, o ancora a non sentire più i piedi per il tanto camminare.

E per risparmiare sul cibo potresti dover mangiare spesso pasti freddi o cibi che non apprezzi particolarmente, o mele e panini al formaggio a pranzo e a cena per quattro giorni di fila.

 

I viaggi low-budget non sono per tutt*, ma, se hai davvero voglia di fare esperienza del mondo e ti concedi la possibilità di uscire dalla tua zona di comfort, non sarà certo il budget ridotto a fermarti.

Ricorda che, nonostante gli intoppi, gli imprevisti e le difficoltà, conoscere il mondo rimane l’esperienza più bella e importante che tu possa fare e che sempre, sempre, la bellezza che scopri supera le aspettative e ti fa dimenticare ciò che di spiacevole hai incontrato sul cammino.

 

Spero che almeno uno dei miei consigli ti possa essere utile per il tuo prossimo viaggio – qual è il primo dei suggerimenti per i viaggi low-budget che metterai in pratica?
Fammelo sapere nei commenti!

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Sempre pronta per una nuova avventura.

 

Eleonora
 The Earth and Soul Wanderer